1921 - Il mistero di Rookford, la recensione del film
Nell'Inghilterra dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, Florence Cathcart ha una missione: smascherare i finti medium e spiritisti che, approfittando delle gravi perdite del paese, nutrono di finte illusioni le persone colpite da lutti. La sua fama di acchiappafantasmi le procura una chiamata da Rookford, un collegio apparentemente infestato dallo spirito di un bambino morto di morte violenta. Decisa a dare una spiegazione razionale al fenomeno, Florence si trova coinvolta in prima persona nella inquietante vicenda.
1921. Il mistero di Rookford, debutto alla regia dello sceneggiatore Nick Murphy, è una classica ghost-story inglese che riecheggia nei temi e nell'ambientazione "Giro di vite" di Henry James e i film che ne sono stati tratti. Seguendo la tradizione del genere, l'autore è più attento alle atmosfere che alle scene spaventose (che pure non mancano). Tra i meriti del film l'ottima performance della brava e bella Rebecca Hall, supportata adeguatamente da Dominic West e Imelda Staunton.
E' una tradizione gloriosa, nel cinema britannico, quella delle ghost-stories. In fondo, sono stati proprio gli inglesi a inventare il genere, o almeno a codificarlo, a partire dagli scritti di Montague Rhodes James per arrivare al capolavoro del suo quasi omonimo, Henry James, quel Giro di vite a cui sembra impossibile non fare riferimento ogni volta che si affronta una storia di fantasmi. E di sicuro Nick Murphy e il suo cosceneggiatore Stephen Wolk l'hanno avuta ben presente nello scrivere 1921. Il mistero di Rookford. Nel copione originale la storia era infatti ambientata in epoca vittoriana, ma proprio per non riecheggiare troppo da vicino i suoi modelli, gli autori l'hanno spostata al periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale.
Gli ingredienti sono quelli giusti: una casa – in questo caso una scuola – enorme e minacciosa circondata da boschi, una presenza misteriosa, un eroe (eroina in questo caso) scettico, e un'ambiguità di fondo che pervade tutta la vicenda e avvolge anche i personaggi umani.
Ci sono anche echi di The Orphanage e The Others, in questo film, a dimostrare forse la difficoltà di raccontare in modo veramente originale una storia di fantasmi (impresa a parer nostro riuscita a un altro Murphy, Ryan, con la sua serie metafilmica American Horror Story). Qui sta a parer nostro il limite principale del film: nonostante la confezione egregia e le ottime interpretazioni – su tutti Rebecca Hall e Imelda Staunton – non riesce a stupirci e a sorprenderci come vorrebbe. Dopo una prima parte in cui la protagonista ci viene presentata nell'esercizio delle sue razionali funzioni, il disvelamento successivo attutisce l'orrore della situazione, per rivelare che alla base di tutto c'è una dimostrazione estrema di amore famigliare, che tocca i toni del melò. Il film è costruito perfettamente, come un meccanismo a orologeria, in un gioco di incastri e di indizi successivi attraverso i quali lo spettatore più addentro al genere può arrivare alla “verità”, come accade in molti whodunit, sia pure non d'impianto soprannaturale. La casa di bambole, fondamentale nel racconto, ne riflette la struttura a scatole cinesi, a dimostrazione della capacità narrativa degli autori. Ma paradossalmente è proprio questa sapienza nel creare il meccanismo della suspense - a parte qualche incomprensibile sbavatura, come il personaggio del giardiniere – a suscitare nel pubblico aspettative, quasi impossibili da soddisfare.
1921. Il mistero di Rookford non ci colpisce dunque per il climax, ma ne apprezziamo soprattutto le atmosfere, la suggestiva fotografia e la performance di Rebecca Hall, un'attrice in grado di dare corpo e anima al personaggio di una donna in apparenza liberata, in realtà inconsapevole prigioniera di quello contro cui combatte.